Da molti anni mancava in Italia una grande mostra dedicata a Graham Sutherland. Considerato, al pari dell’amico-rivale Francis Bacon, uno dei capiscuola della pittura britannica contemporanea, Graham Sutherland viene riportato all’attenzione del pubblico attraverso un’attenta selezione di opere, provenienti da collezioni riservate e in parte mai esposte, che documentano il suo percorso d’artista.
L’immagine si dissolve; talvolta gli oggetti perdono il loro sfondo abituale e le relazioni con esso, e sembrano allora aggregarsi e subire una ridefinizione nell’occhio della mente, che dà loro nuova vita e nuova forma. (Sutherland “Pensieri sulla pittura”)
Sutherland (Londra 1903 – 1980) manifesta fin dall’inizio grande interesse per il paesaggio, in particolare del Galles, collegandosi alle fonti primarie del Romanticismo ed esprimendo un “sublime” negativo attraverso dissonanze cromatiche, segni netti dove tutto appare “dramma e lacerazione”, anche in conseguenza dell’esperienza della guerra. Dal 1940 al 1945 viene infatti incaricato di testimoniare in pittura gli orrori del conflitto come “artista di guerra”; nascono così le Devastations, visioni fosche e allucinate delle città inglesi distrutte dai bombardamenti, nelle quali affiorano nuove forme create dal sovvertimento bellico, vero oggetto dell’indagine dell’artista. Come riflessione tragica al termine di questo periodo si dedicherà a soggetti religiosi, in particolare alla passione e alla crocifissione di Cristo, immagini del destino umano.
Primario resta l’interesse per la natura, che proseguirà nel sud della Francia e poi di nuovo in Galles. Proposito di Sutherland è rivelare la verità che si cela nelle cose, la pittura è il suo strumento di delazione. È così che egli si dedica a raffigurare brani di natura destrutturata, reinterpretata, privata della sua riconoscibilità comune e presentata come un bizzoso mutante, che nasconde la propria identità autentica. Il pittore avverte che le forme naturali che appaiono ai nostri occhi non sono che abbagli emotivi, ricostruzioni mentali imposte dal nostro bisogno di sicurezza e bellezza; la realtà è destabilizzante, non leggiadra, ma spietata e meccanica. Curiose creature nate da strane metamorfosi compongono i suoi Bestiari, realizzati nel 1968 e nel 1979, preceduti da alcuni esempi già negli anni Quaranta; inventa immagini prepotenti e misteriose, provenienti da una realtà fantastica.
Sutherland realizza in definitiva una personale cosmogonia di forme in metamorfosi, esempi della fantasia e della ricchezza della forza naturale; tra i regni vegetale, animale e minerale vengono meno le divisioni, tutto si connota del medesimo senso di arcana indifferenziazione. Anche nei suoi ritratti, i volti sono indagati come se si trattasse di brani di natura, un corrugamento della fronte è sufficiente a rivelare i turbamenti di un’esistenza; sono ritratti di amici, celebrità e potenti, come lo scrittore Somerset Maugham, lo statista Winston Churchill e molti aristocratici, per cogliere nelle fattezze umane i segni organici dell’esercizio di una strenua volontà di successo e potere, spesso con pennello inesorabile.
Progetto: Sutherland
Cliente: Fondazione Magnani Rocca