Acqua, pigmenti e grafite. I suoi pannelli e le sue tele leggere possono richiamare l’Oriente ma i suoi soggetti sono quelli della pianura emiliana. Silvia Molinari è una delle più importanti acquerelliste italiane. Sa spiegare i dettagli della natura e immortalarla intatta nei suoi ritmi.
Silvia Molinari ha esposto in sedi prestigiose come la Biennale di Venezia, Affordable Art Fair di New York e di Milano; le sue opere sono conservate nella collezione permanente della JGO Gallery Park City (Utah) e alla Galleria Salamon&C di Milano. Arbusti, foglie, frammenti vegetali e altri delicati esseri viventi come insetti e uccelli sono i protagonisti delle opere di Silvia, figure che sembrano appena scivolate sul biancore della carta. Silvia tiene corsi e seminari in cui insegna disegno dal vero, collabora con riviste di illustrazione e botanica.
“Ogni cosa che conservo è stata trovata, scelta, sentita vicina. Mai cercata. Tutto è prezioso, tutto è importante: dai vecchi pesi d’ottone delle bilance industriali alle foglie rinsecchite, ai legni da stampa, alle carte di certe caramelle.”
Riassume il suo lavoro in tre parole: osservazione, oblìo, temporaneità.
I luoghi che più la suggestionano sono le campagne incolte, gli spazi troppo piccoli, o lontani, o impervi, per poter essere addomesticati. In generale, i luoghi rimasti senza destinazione d’uso, avulsi dal senso di utilità, e anche quelli che la propria utilità l’hanno persa: fabbriche, case, cantieri abbandonati di cui la natura ed il tempo si sono riappropriati.
Nei momenti di pausa dal suo lavoro di ricerca continua, passeggia, canta, si nutre di immagini, cerca cose perse.
Silvia pensa che la Natura sia immensamente tenace, poetica, creativa.
https://www.instagram.com/p/BXzcesEADXf/?taken-by=silviamolinarih2o