«La pelle fu resa lucida e rosata, le labbra rosse lucenti, gli occhi con un gioco di neri e verdi divennero guizzanti come pesci; […] capelli color miele e trasparenti come zucchero filato. […] Un cinturino di velluto nero cinse, come simbolo di peccato, il suo collo e un’impalpabile farfalla di pizzo nero, sontuoso emblema di estro erotico, fu fissata sulla spalla». Caro Federico, Sandra Milo
La storia di Federico Fellini è ricchissima di aneddoti e bizzarrie: attorno a tutti i suoi film è fiorita una vera e propria mitologia dove cronaca e leggenda sono quasi impossibili da scindere. Il dietro le quinte dei suoi capolavori è stato raccontato in documentari, biografie e interviste.
Quando penso al contrasto tra le immagini da sogno delle sue pellicole e il lavoro ricco di trucchi e artigianalità che nascondono al loro interno non posso fare a meno che sorridere ricordando le confessioni di Sandra Milo. L’attrice nella sua (cripto)autobiografia racconta il making of della famosa scena dell’altalena di Giulietta degli spiriti che la vede immortalata come una sensuale trapezista vestita di trine e merletti, in una visione rococò di tulle e boccioli di rose.
La scena prevedeva che l’altalena ruotasse su se stessa, ma il ciak venne ripetuto talmente tante volte che la povera Sandra dovette scappare in camerino a vomitare per la nausea. Vedendola splendere nei bellissimi costumi di Pietro Gherardi, eburnea e ammiccante, chi potrebbe mai pensare a un simile retroscena?
Quei colori pastello, quella grazia surreale e quella delicatezza così irreale ricordano molto da vicino i lavori di Melanie de Jong, illustratrice olandese che – forse in un impeto di nostalgia – ha deciso di restare fedele a matite e pennelli.
I suoi sono delicatissimi acquerelli, fashion illustration ricche di dettagli preziosi che incarnano alla perfezione lo spirito della moda e del glamour e ne fanno rivivere il sogno. Le sue figure femminili subiscono eccentriche mutazioni, i colli si assottigliano e si allungano, sottolineando un senso di teatralità e malinconia felliniana: Melanie riesce così a raccontare storie drammatiche e compassate, come quelle che possiamo trovare tra le pagine di un romanzo di Jane Austen.
Attraverso immagini che celebrano il mondo della moda, l’illustratrice trascina l’osservatore in un universo sontuoso e sensuale, dove fantasie mondane e corrispondenze musicali si incontrano in uno spazio onirico animato da donne lievi, raffinate e spontanee.
Nei suoi acquerelli, dipinti con tocchi leggeri e colori primaverili, prendono forma tessuti preziosi, con lavorazioni meticolose: velette, pizzi e broccati; colpisce la delicatezza della sua gamma cromatica che predilige bianchi, colori pastello e confetto, tinte tenui che velano la carta con delicato equilibrio e neri che definiscono particolari ricercati, minuti ed elaborati.
Una palette romantica colora la sua personalissima concezione di fashion illustration, dando alle sue protagoniste una grazia rococò, frivola e pensierosa al contempo: nei suoi lavori fa rivivere l’eleganza e l’esuberanza dei grandi brand, da Chanel a Moschino, da Dior a Versace. Ispirandosi anche alle creazioni della fashion designer Iris van Herpen (anche lei olandese) veste le due donne di piume e petali, come ninfe scappate da arazzi tessuti con uno stile, unico e immediato, teso all’esaltazione dell’eleganza e della bellezza, con un feticismi spiccato per scarpe e borsette.