La cosa più cretina che si può dire davanti a un’opera di Fontana è “Lo potevo fare anche io”. E allora perché non lo hai fatto e invece hai un lavoro noioso e nel fine settimana dipingi acquerelli brutti? Ma soprattutto chi se ne frega se potevi fare un taglio nella tela: Fontana lo ha fatto prima di te, Fontana lo ha fatto al momento giusto, Fontana lo ha fatto per esprimere una sua idea potentissima che ha cambiato la Storia dell’Arte, per sempre.
Dai, adesso fallo tu.
I buchi e i tagli di Fontana sono i luoghi attraverso i quali passa la luce e attraverso la luce vediamo l’infinito, il cosmo. Uno stratagemma per rompere l’incantesimo della prospettiva, la finzione della tela. La buca per dimostrare che ci sono altre dimensioni e che d’ora in avanti chi vuole fare Arte ne deve tenere conto.
«Noi pensiamo di svincolare l’arte dalla materia. È impossibile che l’uomo dalla tela, dal bronzo, dal gesso, dalla plastilina non passi alla pura immagine aerea, universale, sospesa»
C’è un motivo se i tagli di Fontana si chiamano tutti “Concetto spaziale. Attese” perché ogni taglio viene dopo una meditazione dell’artista, ma anche perché noi spettatori rimaniamo sospesi lì davanti a uno squarcio su un’altra dimensione, ci aspettiamo qualcosa che ancora non sappiamo immaginare.
Molto prima degli NFT, molto prima del metaverso e della realtà aumentata lui si era già immaginato un mondo in cui l’arte seguiva le scoperte estreme della scienza. Progettava trasmissioni televisive sperimentali, sculture fatte di neon, installazioni alla “luce nera” con vernici fosforescenti.
«…con le risorse della tecnica moderna faremo apparire nel cielo forme artificiali, arcobaleni di meraviglia scritte luminose…»
Il taglio è il monolite nero di 2001 Odissea nello spazio, l’allarme cosmico è lanciato e noi terrestri possiamo solo aspettare e vedere cosa arriverà. Il futuro sta per colare dentro alla stanza.