In quella meraviglia fantasmagorica che è l’Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, a un certo punto Astolfo, paladino intrepido ma quasi sempre all’ombra degli eroi principali, ha la sua grande occasione quando viene mandato sulla Luna.
Dopo aver scoperto che il grande Orlando ha perso il senno (diventando “furioso”, appunto), spetta a lui compiere un viaggio spaziale ante litteram per andare dove finisce tutto ciò che viene smarrito sulla Terra.
Per Ariosto la Luna è proprio questo: un grandioso doppio della nostra dimensione terrestre, con grandiosi palazzi ed enormi ricchezze, una landa fantasiosa in cui è possibile trovare
“le lacrime e i sospiri degli amanti, / l’inutil tempo che si perde a giuoco,/ e l’ozio lungo d’uomini ignoranti”, ma anche i “vani disegni che non han mai loco, / i vani desideri sono tanti (…) ciò che in somma qua giù perdesti mai, / là su salendo ritrovar potrai”.
Un’immagine sicuramente suggestiva, la prima che mi è venuta in mente quando ho letto il motto di La Fille Bertha, l’illustratrice sarda ormai nota in tutto il mondo, la cui arte si riassume appunto in “Drawings from the Moon and More”. Disegni lunari, i suoi, figure femminile sognanti, animali cangianti, forme che si esasperano in linee e colori quasi alieni, pieni di pathos, seduzione e sogno.
Le illustrazioni del La Fille Bertha
Al secolo Alessandra Pulixi, la giovane creativa – le cui opere si trovano in Sardegna, a Milano, a Bologna, a Barcellona, negli Stati Uniti – ha declinato la sua arte su qualsiasi supporto: i graffiti dapprima, ma poi anche la carta, gli abiti, le bambole e qualsiasi altro materiale possa dare spazio alle sue forme. Perché la sua peculiarità è proprio questa: essere sempre riconoscibile, mantenere un’identità sempre forte eppure essere sempre diversa, in modo ogni volta differente, estroso, metamorfico.
Il segno de La Fille Bertha si riconosce sempre, che sia applicato su un muro o sulla boccetta di uno smalto, che sia libera espressione creativa o interpretazione critica di un brand: volti voluminosi, occhi sognanti, figure che si perdono e trasformano in base all’ambiente che le contiene (Alessandra è laureata in psicologia architettonica, non a caso); e poi i colori, vivaci eppure pastosi, la palette cromatica che guarda alla densità dello spazio siderale così come alla concretezza della terra, senza dimenticare le nuance del momento.
In molti, di fronte alle figure femminili de La Fille Bertha, vedono profili solari, coloratissimi, di vivace seduzione. Ma c’è molto di più, la Luna getta le sue lunghe ombre su queste ragazze stilizzate: a un’osservazione più attenta sono il conturbante incrocio fra una pin up alla Betty Boop e un idolo femminile alla Frida Kahlo, sono la cartoonizzazione di un’identità femminea misteriosa, contemplativa, pensosa. Come il nostro satellite riflette il Sole, queste illustrazioni sono sempre una commistione di luce e oscurità.
È strano come un’espressione artistica apparentemente così accessibile nasconda una dimensione profonda ed effimera, aliena e misterica. La Fille Bertha plasma queste figure astratte e astrali con grande maestria e ce le regala piene di luminose inquietudini. Inquietudini che non fanno paura, però, che ci dicono di mondi e di altrove che in fondo sogniamo un giorno di visitare. Perché, come capisce Astolfo, la follia è rimasta quasi tutta sulla Terra (“gran quantità era in quel luogo”). Non è della ragazza della Luna che dobbiamo aver paura.
La carriera internazionale
La Fille Bertha è un’artista e illustratrice italiana che interpreta in modo interessante la street art in chiave glamour. La sua formazione spazia dalla psicologia al disegno e alle arti visive.
La sua formazione spazia dalla psicologia, all’illustrazione e alle arti visive. Ha studiato tra Cagliari, Vienna e Milano e lavora sia in modo indipendente, che collaborando con gallerie d’arte e agenzie creative. Utilizza diverse tecniche e supporti (muri, tele, carta, digitale, tessuti, legno, stampa) e la sua ricerca si esprime all’interno del panorama dell’arte urbana, della moda, dell’illustrazione. Dal 2012 ha preso parte a numerose mostre collettive e personali, pubblicazioni ed editoriali in musei, fiere, gallerie d’arte, riviste, residenze d’artista, in progetti di arte contemporanea, moda, illustrazione e street art, in Italia, Europa, Stati Uniti, Canada, Cina. Le sue opere, tra gli altri luoghi, sono state esposte presso “La Triennale di Milano” Design Museum, presso “Arte Fiera Bologna”, hanno sfilato presso il “Museo Maxxi”, a Roma, all’interno di “Altaroma”. Il suo immaginario visivo è fortemente popolato da creature dalle sembianze femminili, dai caratteri talvolta animaleschi. Ermetiche, effimere e quasi inafferrabili, le protagoniste delle sue opere sembrano fluttuare in una dimensione atemporale, una sorta di realtà rarefatta, spesso espressa attraverso l’uso di toni pastello. La Fille Bertha stabilisce in tal modo un’espressione personale artistica fortemente legata agli stati emotivi, al subconscio e alla dimensione onirica.
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