La carta igienica è pop, la birra e pop, il terrorismo è pop, Benji e Fede sono pop, le olimpiadi sono pop. Ma Schifano e Rotella sono ancora più POP: l’Italia Pop è in mostra alla Fondazione Magnani Rocca fino all’11 dicembre.
C’è un paese che sta accelerando, crescendo a vista d’occhio. C’è un’estate calda e una stazione di benzina Shell, la fila sull’Autostrada del Sole, una coda di Fiat cinquecento verso il mare. C’è un cartellone pubblicitario lungo come l’orizzonte e nel mezzo c’è uno strappo. C’è un muro pieno di televisioni accese, senza volume, in un appartamento di via Zanardelli a Roma, terzo piano, due di notte. C’è una manifestazione in piazza, una lunga bandiera rossa e la polozia pronta a caricare la folla. C’è la pista del Piper Club, c’è Patty Pravo che canta Ragazzo triste come me aha, ci sono i Rolling Stones.
Italia Pop – L’arte negli anni del boom è più di una mostra, è il racconto di un Paese che decolla e cambia e non sarà mai più lo stesso. Appena abbiamo iniziato a lavorare a questa mostra ho capito che sarebbe stata una bomba perché la Pop Art è più indie degli indie, più hispster degli hipster. La pop art italiana poi aveva già inventato tutto, sperimentato lo sperimentabile e oltre.
Dal 10 settembre all’11 dicembre in mostra alla Fondazione Magnani Rocca c’è la Pop Art italiana, un movimento che non ha toccato solo gli USA e il Regno Unito, ma che ha avuto anche nel nostro Paese un ruolo fondamentale nel dare una scossa decisiva al polveroso mondo della cultura del dopoguerra. Per la prima volta gli artisti si rivolgono direttamente a un pubblico giovane e lo fanno utilizzando linguaggi nuovi e popolari come la pubblicità e le immagini delle riviste.
In mostra ci sono tutti i grandi artisti italiani POP :
Mario Schifano, Mimmo Rotella, Enrico Baj, Michelangelo Pistoletto, Piero Manzoni, Renato Mambor, Claudio Cintoli, Franco Angeli, in tutto più di 40.
Per Mimmo Rotella è pop strappare i manifesti pubblicitari dai muri e dalle strade, e poi incollarli su una tela e fargli dire tutta un’altra cosa, tagliarli e ricomporli, incollarli al contrario e pitturarli di un solo colore.
Per Mario Schifano è pop farsi le pere, disegnare le stelle, scopare Marianne Faithfull, dipingere un grande NO rosso come il sangue, rifare il marchio della Coca cola che però sembra un’altra cosa, sono pop gli stencil e le bombolette spray. E soprattuto è pop la televisione, è pop non spegnerla mai. Per lui dipingere «è umano, troppo umano». E «Quando a Roma hanno bisogno di un titolo sul giornale, vengono a casa mia e mi arrestano per detenzione di stupefacenti. Lo sanno tutti che io non nascondo niente»
Per Claudio Cintoli è pop una grande bocca dipinta e luci colorate e un muro di cianfrusaglie incollate insieme. Che lo possano vedere ogni sera il Giardino per Ursula là in alto sul palco del Piper mentre canta Mina, mentre suonano i Pink Floyd o Renato Zero. A proposito hai sentito cosa dicono di Romina Power?
Per Michelangelo Pistoletto è pop fare dei quadri che ti ci puoi specchiare dentro e vedere quanto sei borghese con la tua pelliccia, il tuo collier e il tuo rossetto. Ha fotografato un telefono grigio della SIP, ce l’avevamo tutti uguale, perché anche la SIP era molto pop.
E in questa mostra alla Villa dei Capolavori scopri che c’è tutto un mondo, meno conosciuto, di personalità esuberanti e trovate così pop da far arrossire Lady Gaga e mandare Miley Cyrus a letto senza cena. – Matteo Martignoni