La nuova frontiera della creatività indaga l’odissea del progetto, nel regno del design potenziato dall’Intelligenza Artificiale. Perché se collaborare con il machine learning può velocizzare gran parte del processo creativo, dall’altra parte introduce un cambiamento radicale di responsabilità per gli Art Director.
L’integrazione dell’intelligenza artificiale con il design comporta l’inizio di un nuovo capitolo nella storia della creatività. Un’evoluzione che ha bisogno di un approccio che bilancia etica, filosofia e semiotica per garantire che la creatività umana non solo sopravviva, ma prosperi in questa nuova era. La creatività è proprio ciò che definisce gli esseri umani. In particolare avere il desiderio di creare dal nulla qualcosa – che sia musica, bellezza, arte – che è poi in grado di avere un impatto con la comunità.
Attualmente il lavoro del direttore creativo è quello di avere -in ogni momento- una visione dall’alto di tutti i progetti in corso, assicurandosi che le idee aderiscano ai brief e catturino l’essenza di ciò che clienti e partner rappresentano. Per guidare il processo decisionale bisogna entrare in modalità “ascolto”, cioè avere sensibilità per le notizie di attualità, per i comportamenti umani o la capacità di leggere i cambiamenti intorno a noi. Questo consente di avere sempre progetti spiritualmente puntuali, politicamente accurati e azzeccati culturalmente.
Ma l’integrazione dell’intelligenza artificiale (AI) con il design sta trasformando radicalmente la figura del direttore creativo, il cui ruolo e le responsabilità stanno cambiando drasticamente. Se un team decide di utilizzare strumenti di machine learning, ad esempio nella fase di brainstorming per generare le idee di un progetto, il carico di lavoro sulle spalle del direttore creativo aumenta all’aumentare delle opzioni tra cui scegliere. Inoltre le reference dovranno essere vaste e con contributi più incisivi rispetto alla creatività generate da tutti gli altri creativi del mondo. Una responsabilità del creative director sarà anche quella di facilitare le opportunità di apprendimento per i partner, soprattutto se l’uso degli strumenti di IA diventa ampiamente adottato e atteso dai clienti che abbracciano tali tecnologie.
L’IA e la sfida della Direzione Creativa: un Nuovo Orizzonte di possibilità per il design
La fusione tra AI e design ha aperto un ampio spettro di possibilità. Cristian Grossi sottolinea l’importanza di una visione olistica e di un approccio “enciclopedico”, riflettendo su come l’AI influenzi la percezione e l’interpretazione dei segni nel design, un concetto radicato nella semiotica. Questo approccio critico riflette la teoria della conoscenza di Platone, enfatizzando la necessità di un’accurata discernibilità delle informazioni in un’era segnata da AI e dati.
Attualmente Kreativehouse sta esplorando strumenti come Midjourney e ChatGPT per lo sviluppo creativo, e sperimentando le capacità di Generative Fill in Photoshop. Tuttavia, c’è una cautela nell’impiegarli ulteriormente, dato il contesto di lavorare su aree come i diritti umani, il cambiamento climatico e l’arte.
I rischi dell’uso dell’intelligenza artificiale in ambito creativo ci sono, eccome. La possibilità di fare riferimento a fatti inesatti forniti da un AI potrebbe essere catastrofica per un progetto, e la generale mancanza di trasparenza su dove questi dati vengono raccolti potrebbe portare a errori. In più le nuove frontiere dell’AI stanno aprendo nuovi interrogativi fondamentali sulla natura del processo creativo che si basano su presupposi filosofici e semiotici.
Eticamente Creativi: L’Integrazione dell’IA nella progettazione e nella Comunicazione
L’AI è un’opportunità di rinnovamento etico e creativo. La sua visione è in linea con i principi del design artigianale e pone l’accento sulla necessità di un approccio più concettuale e meno omogeneo nell’era dell’AI, richiamando i concetti filosofici di autenticità e originalità nell’arte.
E’ fondamentale che i creativi – individui, studi e marchi – siano trasparenti sull’uso degli strumenti di machine learning. Una realtà con una lunga storia di integrazione di strumenti creativi nei suoi processi è il nostro studio Kreativehouse, che ha mantenuto un’apertura su come tali strumenti vengono realizzati e su come anche il pubblico possa utilizzarli.
Dal 2008, i processi produttivi di Kreativehouse hanno sempre influenzato la direzione dell’output dello studio. Inizialmente, ciò avveniva attraverso la sua tipografia interna e la stampa su supporti di recupero, dove i suoi designer si guadagnavano una reputazione per aver spinto i limiti del formato. Poi, sviluppando la ricerca digitale ha espanso la fase concettuale del design in relazione a come potrebbe apparire un sito web. Ora il focus è rivolto alle campagne social.
Con questo in mente, non sorprende che Kreativehouse abbia sperimentato l’apprendimento automatico da tempo. Dal 2019 ha utilizzato lo strumento dei contest per generare e promuovere una vetrina di nuovi artisti. Per questo, qualunque sia il contesto, l’AI è semplicemente un altro strumento con cui giocare e come un mezzo per esprimere la creatività. Forse a volte può far sentire a disagio, ma non è necessariamente uno strumento sbagliato.
L’AI come Catalizzatore di Innovazione Creativa
è interessante notare come l’AI possa fungere da catalizzatore per nuove forme di espressione creativa. E’ un po’ il concetto di “amplificazione del potenziale umano” attraverso la tecnologia, un’idea che trova radici nelle teorie dell’umanesimo digitale.
Dobbiamo tenere a mente i modelli di sviluppi precedenti. In termini di guardare a spazi dove la tecnologia ha avuto un enorme salto, ovviamente ci sarà uno spostamento ma penso che non sia né per il meglio né per il peggio. Pensate al telefono. Non possiamo più vivere senza ora. Vive nelle nostre tasche. È uno strumento super per noi, e non ci ricordiamo davvero delle persone degli switchboard che hanno perso il lavoro nella sua invenzione. Molte persone hanno sacrificato il loro lavoro per il telefono, la calcolatrice e il computer. Tutti si sono adattati e dovremo evolvere. Se c’è qualcosa, dobbiamo essere curiosi e consapevoli.
Ci sono tanti modi in cui la creatività può crescere nell’era dell’intelligenza artificiale generativa. I modi in cui l’apprendimento automatico può aiutare i designer sono diversi: l’AI è un utile operaio utilitaristico che sostituisce bene l’uomo per compiti di basso livello o come co-pilota. Ma anche l’AI come pioniere: per identificare nuovi modi di immaginare e creare.
Intanto ricordiamo sempre che l’Intelligenza Artificiale non è un’unica entità monolitica, è veramente una raccolta di algoritmi e modelli specializzati progettati per compiti specifici. Condividere questa conoscenza attraverso workshop e progetti è quindi un passo fondamentale per favorire un dialogo informato e un uso responsabile dell’AI nelle industrie creative. Queste tecnologie sono strumenti che possono amplificare il nostro potenziale umano e permetterci di esplorare territori inesplorati del paesaggio digitale. Siamo ancora all’inizio.
Intelligenza artificiale e design: serve una regolamentazione. Ma chi lo farà? Google? OpenAI? Meta? Microsoft? Abbiamo già visto mega corporation che manipolano algoritmi, bandiscono account che non aderiscono all’agenda mainstream e fare comunella con i governi.
Un Nuovo Capitolo per la Creatività Umana nell’Era dell’intelligenza artificiale e design
Al di là di qualsiasi evoluzione dell’AI ci piace pensare che l’intelligenza più ancestrale che caratterizza lo spirito umano (come la capacità di contemplare la vita e la morte e sperimentare stati alterati di coscienza) ci separerà sempre dalle macchine.