Osservare i giochi dei bambini, i loro disegni, il loro modo di rappresentare anche le cose più semplici è il primo passo per cambiare il nostro modo di vedere e quindi progettare il mondo. È questa una delle intuizioni più geniali di Bruno Munari. Per l’artista, designer e scrittore milanese crescere è una continua ricerca, proprio come il fare l’arte: assimilazione delle esperienze passate in aggiunta a esperienze nuove, nelle forma, nel contenuto, nella materia, nella tecnica e nei mezzi.
Eppure, se pittori come Picasso e Matisse hanno saputo intuire e “rubare” dallo sguardo dell’infanzia l’ispirazione per i propri lavori, c’è voluto più tempo per capire che comunicare con i bambini (e per i bambini) non è una faccenda di scarabocchi.
Munari studia il mondo dei bambini perché ha capito che il loro è un linguaggio da cui imparare, il design e il processo creativo grazie alla sua lezione vengono quindi riformulati in base alle esigenze dell’infanzia.
«È una faccenda molto seria: il gioco non gli serve a passare il tempo, ma a capire il mondo» Enzo Mari
Munari, Gianni Rodari e Enzo Mari sono tra coloro che rivoluzionano l’approccio alla pedagogia stessa, aiutando ad archiviare quella di stampo fascista. I loro libri, i loro giocattoli e i laboratori dedicati all’universo dei più piccoli, nonostante il passare degli anni, sono tuttora casi esemplari e ispirazione per tutti i giovani designer.
Quello che avviene negli anni a cavallo tra i ’60 e i ’70 è una vera e propria rivoluzione, un cambiamento di rotta che ha contribuito a rinnovare la scuola, l’editoria e l’illustrazione, e che ha trovato in designer e architetti degli ardimentosi e geniali protagonisti.
Il libro per l’infanzia diventa finalmente campo d’azione per artisti e professionisti del linguaggio visivo, come Leo Lionni (Piccolo blu e piccolo giallo, La casa più grande del mondo). Sono gli anni in cui si occupano di illustrazione per bambini nomi come Toti Scialoja, Gianni Rodari, Francesco Tullio Altan e Maurice Sendak e, ovviamente, Bruno Munari.
Le immagini e i protagonisti dei libri perdono finalmente la leziosità bon ton, mettono al centro il processo di apprendimento dei bambini, che finalmente diventano protagonisti attivi delle loro avventure. Le fiabe della tradizione vengono archiviate e si creano nuove storie pensate ad hoc per loro.
Le illustrazioni esplodono in soluzioni grafiche stilizzate, squillanti e minimali. Si guarda ai grafismi della stampa giapponese, essenziale e comunicativa, e all’illustrazione polacca, dove lavorano autori modernissimi come Miroslaw Pokora, Franciszka & Stefan Themerson o Ignacy Witz & Irena Tuwim. Sono artisti che adattano alle esigenze di una narrazione per i più piccoli le soluzioni grafiche e le tecniche dell’incisione come serigrafia e xilografia.
I semi della rivoluzione grafica di quegli anni germogliano tutt’oggi. Ilaria Faccioli disegna con matita B, penna Bic nera e pastelli a cera. Quelli che tutti noi avevamo nel nostro astuccio quando andavamo a scuola. Dopodiché elabora i suoi disegni con la tavoletta grafica e Photoshop per i tocchi finali. Tratti minuti e semplici, certosini, si muovono a fianco di campiture piane, paesaggi e personaggi sembrano sospesi in una dimensione di apparente immobilità, ma è solo un’illusione per gli adulti, i suoi mondi sono pieni di stimoli, brulicanti di vita.
Le sue illustrazioni, dal sapore squisitamente vintage, riempiono libri per bambini e prendono vita, scappano dalle pagine e si rincorrono su panchine e vetrine. Basta uno sguardo per sentire l’odore di una torta di mele o il pimpante motivetto di una big band. I soliti che “questo lo so fare anche io” forse li guarderanno con diffidenza, non capendo il valore e lo studio che sta alla radici della semplicità e della comunicazione.
Da fantasia si genera altra fantasia
Il lavoro di Ilaria Faccioli raccoglie e interpreta con grande attualità tutta la grande lezione e lo spirito creativo di Munari & Co., creando mondi infantili solo all’apparenza semplici, ma in realtà ricchissimi di invenzioni e suggestioni. La sua più grande fonte di ispirazione e motivazione sono sempre stati i libri illustrati: da fantasia si genera altra fantasia. La sua autrice di riferimento? Satomi Ichikawa, l’illustratrice giapponese amata in tutto il mondo per libri come Tanti bambini per tante stagioni, Baobabà e Ci sono gli orsi in Africa?.
Quello di Ilaria è un immaginario fatto di boschi incantati pieni di storie minute e segrete, tutte da scoprire. I colori, accessi e sempre solari, risaltano al massimo grazie al grande spazio lasciato al bianco, che non risulta mai uno spazio vuoto.
Per i suoi disegni, giocosi ma sempre composti, si lascia ispirare dalla natura e dai grandi artisti del Novecento e, ovviamente, dalla quotidianità: ha due bambini che sono una fonte continua di ispirazione. E per Ilaria, proprio come per Munari, conservare lo spirito dell’infanzia dentro di sé vuol dire conservare la curiosità di conoscere, il piacere di capire e la voglia di comunicare.
Ilaria Faccioli è una illustratrice e designer che vive e lavora a Milano. Ama il suo lavoro perché le permette di combinare in modo creativo la sua immaginazione e le sue capacità tecniche. In questi anni ha lavorato con: Apple, MaxMara, Vogue Bambini, Unicef China, Elle Italia, Rizzoli, Feltrinelli, Adriano Salani, Edt Giralangolo, Camon, Caf onlus, Hera Group, Hearst Magazine, Sistema Bibliotecario Milano, Pearson, Trading Group, TobeU